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DIARIO DI VIAGGIO 2013
dal 24 al 29 novembre


(Lorenzo Vangelisti, Andrea Schuster, Davide Granzella)

 

Abbiamo deciso di intraprendere questo viaggio solo pochi mesi prima della partenza, al termine di una riunione del Comitato dell’Associazione Watoto Wa Baraka Ticino. Dopo aver discusso della possibilità di partecipare attivamente a 2 interessanti progetti di aiuto ai bambini keniani, abbiamo concluso che prima era necessario conoscere di persona le persone coinvolte ed avere una visione completa e dettagliata di cosa si trattava. Pronti, partenza e via, ci siamo coordinati con le responsabili dei 2 progetti (“Stahili Foundation” e di “Zawadi a Tumaini”) e in men che non si dica ci siamo ritrovati su un aereo per Nairobi.

Arrivati a destinazione di prima mattina, ci siamo incontrati con Michelle Oliel, ragazza canadese residente in Olanda, co-fondatrice di Stahili Foundation e con Enesmus 25 enne keniano che aiuta Stahili Foundation a coordinare le attività in loco. Si è subito instaurato un ottimo rapporto, che si è poi consolidato durante la settimana trascorsa insieme.

 

Per riuscire a rispettare l’intenso programma che avevamo pianificato, abbiamo noleggiato per 2 giorni un furgone con autista, lo abbiamo caricato con i 150 kg di vestiti portati dalla Svizzera e dall’Olanda e ci siamo subito avviati verso la zona rurale a nord di Nairobi per incontrare i bambini sostenuti dalle nostre associazioni.

Si tratta di ragazzini definiti orfani, anche se alcuni di loro hanno ancora almeno un genitore, che però non si occupa di loro. È una situazione molto diffusa in Kenia e questi ragazzi vivono spesso con i nonni, che generalmente faticano a tirare avanti. Il progetto di Stahili è quello di garantire una scolarizzazione di qualità a questi ragazzi e l’approvvigionamento di alimenti alle loro famiglie. Il livello della maggior parte delle scuole pubbliche è scarso, quindi viene data l’opportunità di frequentare una scuola privata (si tratta di fatto di un collegio, dove viene dato vitto e alloggio durante la settimana).

Riprendiamo il racconto del nostro viaggio: fatta una breve sosta in un piccolo negozio per l’acquisto di generi alimentari da distribuire alle famiglie dei bambini, abbiamo proseguito verso le loro abitazioni. Il primo impatto è stato fantastico, tutti sapevano del nostro arrivo e siamo stati accolti con grande calore. Per le strade abbiamo incontrato una marea di bambini (è periodo di vacanze scolastiche) che seguivano a piedi ogni nostro spostamento (noi con il furgone!) verso l’abitazione successiva e ad ogni sosta il gruppo diventava sempre più numeroso. La gente del posto è stata molto cordiale e più di una volta ci è stato offerto del thé caldo con latte e del pane. Al termine della lunga mattinata abbiamo gustato un pranzo a base di riso e legumi nell’unica stanza dell’umile abitazione di una gentile nonnina. Nel pomeriggio abbiamo terminato le visite ai bimbi e in serata abbiamo soggiornato in un piccolo albergo della zona.

 

Il secondo giorno abbiamo ripetuto lo stesso programma in un altro villaggio a un’oretta di distanza dal primo. Prima di lasciare questa bellissima area rurale, abbiamo acquistato una grande scorta di generi alimentari che garantirà il sostentamento per oltre 1 mese a una ventina di famiglie.

È tempo di dirigerci verso Nairobi: non vediamo l’ora di conoscere Jacqueline Villeneuve, che ci aspetta presso il suo orfanotrofio. Era previsto un viaggio di 1 oretta (così diceva l’autista), ma raggiunta la periferia di Nairobi ci rendiamo conto che il traffico è ben più intenso di quello trovato la mattina presto del giorno precedente in uscita dalla città. Impariamo così a conoscere la pazienza necessaria per muoversi in mezzo al caos di Nairobi. È già buio e le strade sono un groviglio di auto, matatu, moto, bici, carretti, venditori ambulanti, pedoni. Quando arriviamo a destinazione, siamo stanchi e stremati. Dopo esserci persi nelle viette sterrate del quartiere, finalmente raggiungiamo - non senza qualche altra difficoltà - l’orfanotrofio. Ciao Jacqueline! Bastano pochi secondi per riprendere le energie, quelli necessari a una massa di bambini urlanti (13 per la precisione) per arrampicarsi su di noi a grappoli. È tardi, però e i bambini poco dopo vanno a letto. Avremo altri 4 giorni da passare con questa famiglia allargata, come loro si definiscono.

Jacqueline è una ragazza canadese di soltanto 20 anni ed è fondatrice della fondazione (pure canadese) Zawadi la Tumaini. Malgrado la giovane età, dimostra subito di essere una persona responsabile e matura e di avere grandi capacità con i bambini, che nutrono rispetto e allo stesso tempo amore nei suoi confronti. Certamente una persona fuori dal comune. La casa è frequentata anche da tre ragazze keniane: Jerusha, Hanna e Scolastica. Jerusha e Hanna vivono e lavorano nell’orfanotrofio, dove sono ospitati anche i loro figli (la prima ne ha 2 e la seconda 1). Scolastica vive con la sua famiglia (5 figli) nella casa a fianco e si occupa della cucina.

 

Al nostro risveglio quasi tutti i bambini sono già attivi e intenti a fare colazione, composta da pane, burro di arachidi, una tazza dell’immancabile thé con latte e un frutto. È mattina presto e non sono ancora “carichi” ma ci vuole poco per metterli definitivamente in moto. 

Vorremmo passare tutto il tempo con loro ma il lavoro ci aspetta. Attualmente Jacqueline è sistemata in affitto, in una bella casa di tipo coloniale, con 6 camere, sala, cucina e 2 bagni. Per il futuro ha però in progetto di acquistare un terreno per costruire una propria struttura. Si tratta del secondo progetto che siamo venuti a conoscere e ci piacerebbe poterle dare un sostegno. Prima però vorremmo essere sicuri che sia sostenibile dal punto di vista finanziario, che sia lungimirante e che venga affrontato con la dovuta serietà. Nei giorni successivi abbiamo quindi dedicato molto tempo per visitare con lei alcuni terreni in vendita, ci siamo incontrati con un architetto e con un notaio. Le abbiamo promesso di valutare tutto con attenzione al nostro rientro, discutendone con gli altri membri del comitato della nostra associazione.

Il primo giorno abbiamo visitato un collegio frequentato da Joseph, fratello di Onesmus, la cui scolarizzazione è finanziata da Stahili Foundation. Il livello della struttura ci è parso di molto soddisfacente. Abbiamo anche potuto avere un breve colloquio con il direttore, il quale ci ha informati degli ottimi risultati conseguiti da Joseph.

 

Nei giorni successivi abbiamo pure visitato la scuola elementare (privata) frequentata dai bambini dell’orfanotrofio. Anche in questo caso abbiamo potuto parlare con il direttore e siamo rimasti molto contenti della qualità della struttura.

Abbiamo inoltre visitato un centro pubblico di prima accoglienza degli orfani, che vengono poi dati in affidamento alle strutture private e sostenute dalle catene di solidarietà. È stata un’esperienza molto toccante: negli occhi di alcuni bimbi si intravedono gli orrori delle esperienze passate. Purtroppo in Kenya ci sono intere generazioni spazzate via dall’AIDS e distrutte da droghe e alcool, e a rimetterci sono molto spesso i più piccoli. Alcuni di loro avranno un futuro presso la struttura di Jacqueline! Nelle prossime 6 settimane l’orfanotrofio accoglierà infatti altri 7 bambini, raggiungendo le 20 unità. È il numero necessario affinché l’orfanotrofio possa essere riconosciuto come tale dalle autorità e quindi essere in regola.

 

Tra le altre attività svolte durante la nostra lunga settimana, oltre alla distribuzione dei vestiti portati dalla Svizzera, abbiamo anche potuto acquistare e donare a Jacqueline diverse cosa, tra cui:

- materassi e biancheria da letto
- scorte alimentari per la cucina di Scolastica
- scorte di altri prodotti per la casa e per l’igiene
- materiale per costruire un teatro delle marionette
- fogli, penne, pennarelli, matite colorate e altro materiale di cancelleria e da disegno
- materiale scolastico
- libri di fiabe e storie per bambini
- libri classici per ragazzi
- zaini nuovi per scuola
- scarpe
- 1 divano nuovo per accogliere le piccole pesti nelle ore di relax
- qualche giocattolo


Il viaggio è finito presto, alla fine siamo un po’ stanchi ma i nostri pensieri sono animati dai ricordi di questa fantastica esperienza che non vediamo l’ora di ripetere. 

Ringraziamo ancora i numerosi sostenitori di Watoto Wa Baraka Ticino per i generosi contributi a favore dei bambini!

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