WATOTO WA
BARAKA
TICINO
DIARIO DI VIAGGIO 2017
dal 9 al 15 dicembre
di Brigitte Latella
9 dicembre
Vi risparmiamo il racconto del viaggio, che è andato bene. Ma non può mancare l’aneddoto del passaggio in dogana all’ingresso in Kenya. Tre persone che restano una sola settimana hanno davvero bisogno di sei (da medie ad enormi) valigie? Il funzionario vuole controllare che non ci siano donazioni o regali (che vengono – purtroppo – "tassati") e nonostante la faccia tosta di una di noi che sostiene che “fa caldo e poi si sa che noi ragazze ci portiamo dietro tante cose” vuole controllare uno dei nostri bagagli. Roberto prende una delle sue valigie, ma fortunatamente il doganiere non sa che è una delle sue. Così, non si stupisce troppo quando la trova piena di vestiti da ragazza e da donna! La sorte è stata buona con noi: possiamo richiudere e proseguire.
10 dicembre
Da Nairobi, dove ci siamo fermati a dormire, partiamo per Thika. Lasciati i bagagli in albergo, la prima tappa è la nuova casa di Solomon. Stahili, vista la davvero precaria situazione abitativa della famiglia, ha affittato una piccola casa dove possano vivere bene: un locale che fa da sala e cucina dove dorme la mamma e un’altra stanza per i bambini. Sui muri, i fogli che illustrano i turni di pulizia e le attività da fare perché bambini e casa siano sempre in ordine.
Lasciata la casa di Solomon, ci rechiamo al nuovo ufficio dei nostri partner di Stahili, utilizzato soprattutto come base logistica: è qui che si potrà lasciare il materiale da destinare ai nostri ragazzi e alle loro famiglie, ed è qui che alcuni di loro vengono in caso di bisogno. Alcuni dei nostri ragazzi più grandi sono qui ad accoglierci insieme a Michelle, che ci aggiorna su alcune novità.
Finita questa visita, andiamo a trovare Joyce, che quando è in vacanza da scuola vive con la zia. L’abitazione si trova in un posto isolato, in mezzo ad una vastissima piantagione di mango. Joyce prepara il tè per tutti, anche per festeggiare il suo diploma da parrucchiera appena ottenuto. Constatiamo che ha però bisogno di un letto nuovo e ci chiediamo se e come finanziare una sua eventuale piccola attività indipendente.
La giornata si chiude con la spesa per le attività con i bambini previste per domani: bibite, palloncini, pennarelli, sacchetti per raccogliere i rifiuti e…una palla. Dopo le attività educative, ci dev’essere spazio anche per il gioco!
11 dicembre
Oggi finalmente vedremo la maggior parte dei nostri bambini. Saranno al community center (una vecchia stazione ferroviaria riconvertita in locale multiuso), dove faremo qualche attività con loro: una incentrata sulle tecniche per ottimizzare il tempo di studio (ovviamente declinata diversamente a seconda della loro età) e un’altra sull’ecologia. In programma c’era anche qualche nozione sui diritti umani, ma non c’è abbastanza tempo.
Dopo la prima attività, discutiamo con gli anziani del villaggio che sono preoccupati per la siccità. Hanno bisogno di aiuto. Bisognerà riflettere su un possibile progetto di microcredito. Nel frattempo, i bambini stanno pranzando e arriva anche il nostro turno: cavolo cotto, fagioli, riso e chapati per tutti. La frutta comprata a metà mattina viene distribuita tra le famiglie. Infine, si gioca con i palloncini rimasti e poi via, a ripulire le strade. Al ritorno, si gioca ancora un po’ e si fa merenda: i bambini apprezzano tantissimo i lecca lecca e le patatine.
È ora di rientrare, dopo esserci assicurati che tutti abbiano modo di tornare a casa. Ma dopo cena e prima di andare a dormire, si rivedono le valigie per capire quali vestiti lasciare per l’orfanotrofio e quali invece destinare ai nostri ragazzi.
12 dicembre
Carichiamo tutto sul furgone, e partiamo. La prima tappa è l’ufficio di Stahili, dove lasciamo le cose, poi via, in direzione della casa di Peter e della sua bella famiglia. Lì scopriamo che Peter ha terminato con successo un corso di formazione come meccanico, corso che gli permette di riparare le pompe per l’acqua, utilissime per mettere in piedi degli impianti di irrigazione che sono fondamentali per chi pratica l’agricoltura.
La sua proprietà è ben tenuta e ce la mostra con giusto orgoglio, lo stesso che traspare quando ci racconta del profitto scolastico di Jeremiah, che è il primo della classe. Non che le bambine siano da meno, ma devono lavorare ancora un po’. Rebecca, la moglie di Peter, prepara il tè per tutti dopo che abbiamo distribuito i vestiti.
Da lì, un pranzo veloce e poi via a fare compere per preparare il necessario per il ritorno a scuola dei nostri ragazzi: quaderni, lucido da scarpe, prodotti per l’igiene personale, matite e molto altro. Da una parte perché abbiamo comprato molte cose, dall’altra perché il sistema di conteggio è piuttosto macchinoso, ci vuole molto tempo per poter impacchettare il tutto e portarlo in ufficio. Un esempio? Abbiamo comprato scatole di matite intere, ma alla cassa le hanno tirate fuori una per una e ricontate ogni volta. Lo stesso avviene per altri articoli.
Finalmente possiamo partire e depositare tutto agli uffici di Stahili, per poi recarci dalla capa del villaggio, che ci vuole vedere per il tè. L’ospitalità è di gran lusso: chapati, cavolo cotto e pane bianco insieme all’immancabile chai (il tè col latte, per intenderci). Cerchiamo di chiacchierare con due dei nostri ragazzi che si trovano là, ma sono un po’ intimiditi o dalla nostra presenza o dall’occasione che sembra ufficiale. Così, ripartiamo, non prima di avere distribuito un po’ di lecca lecca ai bambini della zona. L’idea è di tornare in ufficio per fare i pacchi per i ragazzi, ma ormai è davvero tardi, quindi ritorniamo a Thika. Per cena portiamo fuori le ragazze più grandi.
13 dicembre
Si riparte, questa volta per fare provviste: sacchi di riso, scorte di pacchi di farina, sapone, sale, zucchero, sacchetti di tè…il furgone è carico al punto che uno di noi rischia di essere travolto dalle provviste ad ogni curva un po’ impegnativa. Di nuovo, si porta tutto in ufficio, dove alcuni di noi cominciano a confezionare i pacchi. Distribuire i pacchi di farina non è problematico: prima di fare la stessa cosa con riso e zucchero, invece, bisogna fare delle confezioni più piccole. La catena di montaggio è ben oliata, e si pensa di passare ai pacchi per la scuola, ma prima un pranzo veloce.
Attacchiamo con il resto del materiale: i quaderni verranno distribuiti direttamente nelle classi, quindi ci occupiamo di quanto rimane. Una volta finito è pomeriggio inoltrato, quindi torniamo in albergo per riposare un po’.
La cena è in un locale del posto, dove una di noi improvvisa una jam session con un paio di musicisti locali che sembrano però arrangiare tutto in chiave reggae. Vi lascio immaginare quale sia stato il risultato mixando una simile base con “In Cerca Di Te”. Se non altro, piuttosto divertente.
14 dicembre
È tempo di lasciare Thika per dirigersi a Nairobi, diretti verso la casa di Jerusha. Il traffico è difficile, avvicinandosi alla città, tanto che sono le 11 quando ci fermiamo per bere un caffè. Siamo ormai inseparabili dal furgone, dove risaliamo per arrivare finalmente a casa di Jerusha, dove il benvenuto è più che caloroso. I ragazzi fanno a gara per darci una mano con i bagagli e possiamo sistemarci in una casa pulita, accogliente e piena di gioia.
Il tempo di prendere fiato e mangiare qualcosa e possiamo ripartire: servono provviste anche per Jerusha e i suoi ragazzi. Ritorniamo alla casa, con un paio di sorprese, tra cui una palla che ci viene subito “sequestrata” per una partita in strada. Non tutti giocano, un paio delle piccole preferiscono pettinarci o mostrarci alcuni dei giochi che fanno senza palla.
Usciamo di nuovo a prendere un altro po’ di cose per la giornata di domani, che sarà una grande festa per tutti.
Poco più tardi si cena tutti insieme, un paio di spezzoni di film Disney, un paio di canzoni e poi a nanna. Domani ci attende una lunga giornata, quindi non andiamo a letto tanto più tardi dei ragazzi.
15 dicembre
I ragazzi si sono svegliati presto, sono piuttosto eccitati per l’uscita che abbiamo organizzato. Prima, però, distribuiamo i vestiti e siamo felici di scoprire che c’è qualcosa per ognuno di loro. È Jerusha a suggerire a chi deve andare questo o quel capo, ma a volte sono i ragazzi stessi a indirizzare la consegna e quasi mai verso sé stessi. Zainetti e scarpe vengono tenuti da parte: saranno distribuiti a momento debito. Le scarpe, soprattutto, che vanno provate.
Tempo di passare in cucina a preparare il pranzo a sacco per la giornata in piscina. Quando arriva il piccolo pullman che abbiamo noleggiato, i bambini sono praticamente già tutti a bordo: non vedono l’ora di andare in piscina. Per chi non ha il costume (per fortuna ce n’erano tra i vestiti donati) vanno bene anche calzoncini e maglietta. Rimaniamo imbottigliati nel traffico per un po’, ma alla fine siamo a destinazione.
La maggior parte dei ragazzi deve andare nella piscina dove si tocca perché non sanno nuotare. A vedere che siamo così tanti, il personale del centro dove ci troviamo è stato così accorto da chiamare un altro bagnino, che cerca di insegnare ai più piccoli a nuotare. Non tutti sono entusiasti dell’idea...
Molti di loro dicono di avere freddo e alcuni escono dopo pochi minuti e cercano di scaldarsi al sole.
Eppure è quasi mezzogiorno e l’acqua dev’essere ormai calda per tutto il sole che ha preso, visto che siamo all’aperto! Dopo la pausa pranzo, in cui serviamo bibite e panini con la salsiccia, alcuni di loro decidono comunque di tornare in acqua.
È ormai tardo pomeriggio, e per evitare di rimanere nuovamente imbottigliati sulla via del ritorno, ripartiamo.
Bambini e ragazzi hanno l’aria contenta: di sicuro, ci diciamo, stasera dormiranno. La piscina stanca. Ma prima si gioca ancora un po’ e si cena. Noi nel frattempo siamo usciti a comprare ancora poche cose: latte, materiale per la pulizia e piccole cose da usare come premi per la tombola che uno di noi ha portato come regalo per la casa. All’inizio i ragazzi sono un po’ delusi di dover interrompere il film a cartoni animati che stavano guardando, ma l’idea di giocare li consola immediatamente. Anche Jerusha si diverte ed è bello per tutti ripassare i numeri in inglese! Tre quintine e tre tombole segnano la fine della nostra permanenza da Jerusha. Domani si riparte presto.